21.11.06

Ritorno agli albori...

Mi sento piena...Tanta voglia di svuotarmi...

20.11.06

Paura/dolore/prevenzione/cessazione

Pensieri, sensazioni forti ora, ora che non dovrei averne...
Sta per finire?è presto per dirlo, ma tutto finisce...e fa male...
Abitudini laceranti, scansioni temporali, baci abbracci...stop...
poi relazioni vuote incontri simili scelte false..
Quanto tempo ci vuole per ripartire?**
io spero due settimane bastino questa volta...
Ma ne vale la pena poi in fin dei conti?anche se quello che vivi è "perfetto", ma poi la sofferenza ti porta via molto di più...



**sei mesi ogni mese? bhè allora: sono 2 anni e 3 mesi quindi mi toccano 162 mesi cioè 13 anni e 6 mesi

Un'esperienza decisamente positiva...(quanto sono spocchiosa)

Ambra ha dimostrato molto impegno, velocità e precisione, un'ottima conoscenza dei programmi Autocad ed Excel e curiosità verso tutte le fasi dell'attività lavorativa.
Si è integrata senza alcuna difficoltà nella struttura, comportandosi come un collaboratore disponibile, risultando preziosa in molte situazioni.
Pur essendo la sua prima esperienza in uno Studio di Architettura, ha risposto con intelligenza e buona volontà anche di fronte a temi quasi, o totalmente, sconosciuti.
Dal nostro punto di vista, l'esperienza è stata molto positiva e ci auguriamo di averle dato, nel tempo che abbiamo avuto a nostra disposizione, almeno un'idea della complessità delle diverse fasi della progettazione,dal preliminare all'esecutivo e delle molteplici attività che compongono una realtà professionale.

14.11.06

...

attendendo di scrivere qulacosa di più intelligente...

12.11.06

"Bhè figa è tutta un'altra cosa!"

Perchè è così importante piacere?Qual è il motivo?
-Alle elementari pregavo iddio(ero ancora succube della famiglia in cui vivevo e vivo purtroppo)affinchè facesse in modo che io potessi perdere peso e diventare bellissima...
-alle medie il mio professore di italiano disse:"fra qulahce anno voi ragazze imparerete a piacervi"e il mio pensiero andava alla ragazza di mio fratello uscita dall'anoressia(per quanto si possa uscirne) a 20anni!
In quel periodo comunque riuscivo a indossare cose che ora mi sogno..ma non bastava
-pochi mesi dopo la depressione mi ha rifatto piombare nel mondo della "bruttezza" causato sempre dalla paura di non essere accettati..e allora grande disfunizone alimentare!
-ora? è vero che ci si piace di più ma mai del tutto;l'unica cosa che è cambiata è aver imparato a vendersi, non avendo nulla di reale da offrire: vestendosi in un certo modo e comportamdosi in determinati modi e tantissima autoironia...
Non mi piaccio e l'unica certezza che ho è che non credo io possa piacere...Forse preferisco questa condizione in quanto è meglio andare in giro senza l'arroganza di essere fighi...
cosa mi interessa del giudizio degli altri?1- è fondamentale nel mondo del lavoro, 2-rende vero il mio giudizio personale

7.11.06

Io non credo nell'amicizia

Iucundum, mea vita, mihi proponis amorem
Hunc nostrum inter nos perpetuumque fore.
Di magni, facite ut vere promettere possit,
atque id sincere dicat et ex animo,
ut liceat nobis tota perducere vita
aeternum hoc sanctae foedus amicitiae.

6.11.06

La Divina Commedia

“La prima di color di cui novelle
tu vuò saper”mi disse quelli allotta,
“fu imperatrice di molte favelle.

A vizio di lussuria fu sì rotta,
che libito fè lecito in sua legge,
per tòrre il biasimo in che era condotta.

Ell’è Semiramis, di cui si legge
Che succedette a Nino e fu sua sposa:
tenne la terra che ‘l Soldan corregge.

Dante inf.V,vv.52-60

...Background..2

Entrai a far parte di quel convento, suor Françoise decise di darmi il nome di mia madre e fui la “sovversiva”Luise Dubois...
Sovversiva esattamente, perché dal momento in cui entrai nell’orfanotrofio le suore dovettero lavorare continuamente per cercare di farmi calmare, ero una bambina vivace, intelligente, furba, continuavo a fare scherzi alle attente suore.
Fino all’età di 11 anni passai così la mia vita, tra uno scherzo e un castigo, poi incominciai a crescere e ad odiare quel luogo. A scuola cominciavamo a studiare la letteratura, mi interessai di poesi, amavo le poesie, ma potevo leggerle solo di nascosto nella biblioteca, perdevo così, pian piano, la mia libertà.
Odiavo tutti quegli impedimenti, così cominciai ad andare sempre meno a scuola, fingevo di stare male, o comunque non ascoltavo mai le lezioni, raramente quelle di lingue che preferivo, ma non imparai mai molto.
Nel 1819, avevo 15 anni cominciai ad uscire dal convento da sola, di nascosto, e conobbi Delphin, una ragazza di vent’anni; divenne la mia migliore amica, le raccontai dell’orfanotrofio, della mia voglia di libertà, lei mi volle aiutare, decidemmo di andarcene, di scappare da quella piccola cittadina e di raggiungere la grande capitale: Parigi. Non ci ero mai stata non sapevo bene come fosse vivere lì e quindi incominciai a sognare: c’erano vestiti sfarzosi, gioielli costosi, feste in maschera…ma il sogno finì presto…
Una notte presi le mie cose e scappai, lasciai quel maledetto luogo, ma quando spalancai il grande portone Delphin, che sarebbe dovuta essere lì con me e venire a Parigi, non c’era, solo un bigliettino:

Scusami Luise, sono tornata a casa dai miei genitori, sai mi hanno trovato un marito e forse lo sposerò domani, non posso accompagnarti nel tuo viaggio verso la libertà mi dispiace, ma se vuoi qualche volta potrai venirmi a trovare...Tanti auguri
Delphin

Ero arrabbiatissima, tutto quello in cui avevo sognato svanì, ma decisi di andare lo stesso alla volta della Grande Città.
Camminai per tutta la notte e il giorno successivo, solo 24 ore dopo raggiunsi Parigi, ero stanca cosicché mi sedetti un attimo su un marciapiede e mi addormentai, il mattino successivo all’alba mi svegliai, attorno a me non c’erano altro che barboni. Avevo fame, ma non avevo soldi, entrai comunque in una locanda, andai al bancone e chiesi se mi potevano offrire qualcosa siccome ero arrivata fin lì da Reims, non vollero, insistetti, ma non ci fu nulla da fare, uscii dal locale quando un signore mi fermo: ”Ti va di guadagnare qualche spicciolo ragazzina?”Si mise a ridere, una risata tra l’isterico e il compiaciuto, mi accompagnò a casa sua, mi fece mangiare, lavare...incominciò il mio incubo.
Mi accarezzava lentamente ma con nervosismo, ebbi un po’ di paura, ero inerme, mi baciò i capelli, poi il collo, la fronte e ....le sue calde labbra sfiorarono le mie...mi baciò...Incominciò a sfilarmi la maglia e poi tutto il resto...feci l’amore per la prima volta con un quarantenne nervoso e arrapato, io non sapevo cosa fare avevo paura e mi facevo fare, mi trattò bene, ma quell’esperienza mi cambiò completamente la vita. Prima di congedarmi mi diede un bel po’ di soldi e mi disse che se volevo potevo in qualsiasi momento tornare da lui...rise…scappai...
Mentre correvo le lacrime scendevano sul mio volto, ma, purtroppo, non finì qui.
Passai giorni con i soldi dello sconosciuto, vivendo in strada e mangiando qua e là, girai Parigi in lungo e in largo finché mi trovai davanti ad un edificio: Les Moulins Rouge, moltissime ragazze si dirigevano verso quel luogo, ragazze molto simili a me, ne fermai una, disse, con tono disperato, che cercava lavoro e che quello era l’unico posto in cui poteva trovarlo, capii che forse i miei sogni di reginetta di Parigi in effetti erano poco attuabili, aprii gli occhi ed entrai nel locale. Non so come, non so perché mi presero subito nel loro “cast”per un periodo di prova e per veder se potevo piacere, non sapevo assolutamente cosa avrei dovuto fare, ma piacqui...
Passai due anni dentro quel luogo ballando e trascorrendo ore con clienti diversi, divenni un personaggio cult all’interno dello “spettacolo”, ormai i clienti mi conoscevano bene e mi salutavano tutti cordialmente...
A 17anni arrivò Aiace...

La storia finiva qui, più nulla, avevo interrotto il racconto proprio quando la mia vita stava entrando in una dimensione fantastica, stavo diventando la principessina di Parigi che tanto avevo sognato! Divenni Semiramide, la lussuriosa dell’inferno dantesco, della rosa di ferro, il cognome d’Aiace.
Passai quasi un anno con Aiace, incominciai a chiedergli della sua vita, non era molto contento delle mie domande e cercava sempre di sviare l’argomento ad altro, la mia curiosità prevalse.
Incominciai a osservarlo, volevo scoprire cosa facesse, intercettavo ogni minimo gesto, ogni cosa: non mangiava mai con me beveva sempre qualcosa che sembrava vino, ma che non voleva assaggiassi, lo diceva in tono isterico; di giorno dormiva racchiuso nel buio della sua stanza e non si faceva mai vedere, spariva per qualche minuto e poi ricompariva più vivo che mai....
Non capivo…
“Aiace!”dissi minacciosa
“Mon Amour?”rispose
non l’avrei mai fatto, c’era qualcosa che me lo impediva, ma dissi: “me ne vado non so chi sei, ho paura di ciò che potresti essere e che non mi vuoi dire, o mi fai entrare completamente nella tua vita o torno da dove sono venuta”,
“Mon Amour”disse dolcemente, mi abbracciò e conobbi tutto ciò che era e sarà...per sempre...

5.11.06

Background

Buio...
Una luce fioca proveniva de una piccola candela posta su un comodino, non illuminava tutta la stanza, ma solo il mio volto stanco. Ero stremata, quella sera avevo lavorato più del solito, quando mi dissero che avevo un appuntamento ero un po’ scocciata: lavoro, lavoro, lavoro mai altro nella mia giovane vita.. mi piaceva, in fondo l’avevo cercato io, mi faceva vivere abbastanza bene, ed era l’unica cosa che avrei potuto fare dopo la mia fuga...
Aspettavo seminuda sdraiata sul morbido materasso di piuma d’oca, aspettavo ormai da un po’ di tempo quel cliente e speravo in tutti i modi che non venisse più, la mia stanchezza mi prese completamente e mi addormentai.
- toc toc-
mi svegliai di sobbalzo e dissi: “Entre!”
“Bonne soire Madame” disse una voce calda e rassicurante.
Non riuscivo a vederlo per la poca luce, ma la sua voce mi affascinava e in fondo ero contenta che fosse proprio lui la persona che aspettavo.
Si avvicinò , le linee del suo volto si materializzarono nel buio: un bel ragazzo, ventenne, vestito bene, non riuscivo a capire perché dovesse comprare il sesso quando avrebbe potuto benissimo trovarsi una ragazza piacente e magari sposarsela.
Cambiò espressione e m insospettì...non voleva il mio lavoro...
Spense la candela si sedette sul letto vicino a me, mi avvicinai a lui gli presi la mano....gelo...
“Mon amour, sei una bella ragazza, ti ho vista su quel palco, la tua espressione, i movimenti del tuo corpo, il tuo viso giovane , pulito ma così stanco e vissuto: mi hai veramente colpito!”conoscevo poco l’italiano, ma il suo parlare mi attirava a sé come una calamita, le sue parole, la sua voce calda e profonda, mi affascinava, riuscivo persino a comprendere le sue parole.
“Bien, qu-est-que tu veux?” dissi seccata e stanca.
“je voudrai”il suo francese era buono”mi piacerebbe aiutarti a far carriera, un essere perfetto come te merita molto e vorrei vederti su un tipo di palco molto diverso da quello su cui lavori”
“je ne comprede pas”dissi stupita
“hai mai recitato?”disse”vorrei che tu diventassi attrice, protagonista delle mie commedie...”
Non ci pensai molto, le sue parole m avevano completamente convinto, inspiegabilmente; il mio lavoro non mi dispiaceva, facevo ciò che fanno tutti, solo che ero pagata per farlo e non è poco...
Non esitai e andai con lui, lo seguii...
Mi inserì nella sua vita e io, come una giovane amante, gli stavo dietro, come se fosse stato l’amore della mia vita, ma non lo era, delusa dall’amore, non credevo che c si potesse innamorare di qualcuno, mi ricredetti; forse un po’ ne ero innamorata o solo affascinata dalla sua persona. Era gentile, cordiale, entusiasta della vita, pieno di sé, romantico, intelligente, e il suo nome: Aiace, così intrigante,
Mi fece conoscere persone importanti dell’alta società, ma anche famosi attori e sceneggiatori, artisti, musicisti, poeti, mi sentivo un’altra persona con lui, ero finalmente qualcuno, non una delle tante puttane di Parigi, ero molto fortunata.
Cercò di aiutarmi ad entrare nella sua vita e nel suo ambiente di lavoro: m’insegnò l’italiano, come recitare, mi trasmise tutte le sue passioni. Passavo molto tempo con lui mentre scriveva i suoi testi, lo aiutavo e mi sentivo protagonista dei suoi racconti: erano fantastici, pieni di filosofia, fantasia, humour, arte, ma anche di quotidianità amore e odio, paura.
Gli unici momenti in cui riuscivo a vederlo era di notte, non capivo il motivo, ma in fondo non m’interessava. Ogni minuto con lui era intenso, parlavamo per ore ed ore, provavamo le sue scene, ridevamo, scherzavamo, sosteneva che ero un essere perfetto e voleva che diventassi migliore di qualunque persona al mondo. Perfetta per i suoi copioni, ero sempre la protagonista ed in fondo ero anche più protagonista della mia vita, ero molto più sicura di me, non c’erano più degli squallidi clienti che mettevano le mance nel reggiseno, c’era solo l’arte...arte…
La sua passione divenne anche mia e tentai un esperimento, incominciai a scrivere un copione autobiografico, delineai i punti fondamentali della mia vita ma smisi subito: non potevo confrontarmi alla sua bravura e rinunciai alla carriera di scrittrice, ma ancora a volte rileggo i miei appunti, forse per riderci sopra, o forse per ricordare quello che ero e non sarò mai più.

4 luglio 1804, orfanotrofio di Reims
Suor Françoise aprì il portone d’entrata all’orfanotrofio e si stupì, vide una culla, c’era una bambina che dormiva, capelli rossi, occhi castani e labbra sottili, una bellissima bambina, c’era una lettera vicino al suo volto:

Lascio a voi mia figlia, curatela bene, è una bellissima bambina, purtroppo non ho le possibilità economiche per tenerla con me, anche se mi piacerebbe molto.
Mi fido di voi, grazie mille..

Luise Dubois