5.11.06

Background

Buio...
Una luce fioca proveniva de una piccola candela posta su un comodino, non illuminava tutta la stanza, ma solo il mio volto stanco. Ero stremata, quella sera avevo lavorato più del solito, quando mi dissero che avevo un appuntamento ero un po’ scocciata: lavoro, lavoro, lavoro mai altro nella mia giovane vita.. mi piaceva, in fondo l’avevo cercato io, mi faceva vivere abbastanza bene, ed era l’unica cosa che avrei potuto fare dopo la mia fuga...
Aspettavo seminuda sdraiata sul morbido materasso di piuma d’oca, aspettavo ormai da un po’ di tempo quel cliente e speravo in tutti i modi che non venisse più, la mia stanchezza mi prese completamente e mi addormentai.
- toc toc-
mi svegliai di sobbalzo e dissi: “Entre!”
“Bonne soire Madame” disse una voce calda e rassicurante.
Non riuscivo a vederlo per la poca luce, ma la sua voce mi affascinava e in fondo ero contenta che fosse proprio lui la persona che aspettavo.
Si avvicinò , le linee del suo volto si materializzarono nel buio: un bel ragazzo, ventenne, vestito bene, non riuscivo a capire perché dovesse comprare il sesso quando avrebbe potuto benissimo trovarsi una ragazza piacente e magari sposarsela.
Cambiò espressione e m insospettì...non voleva il mio lavoro...
Spense la candela si sedette sul letto vicino a me, mi avvicinai a lui gli presi la mano....gelo...
“Mon amour, sei una bella ragazza, ti ho vista su quel palco, la tua espressione, i movimenti del tuo corpo, il tuo viso giovane , pulito ma così stanco e vissuto: mi hai veramente colpito!”conoscevo poco l’italiano, ma il suo parlare mi attirava a sé come una calamita, le sue parole, la sua voce calda e profonda, mi affascinava, riuscivo persino a comprendere le sue parole.
“Bien, qu-est-que tu veux?” dissi seccata e stanca.
“je voudrai”il suo francese era buono”mi piacerebbe aiutarti a far carriera, un essere perfetto come te merita molto e vorrei vederti su un tipo di palco molto diverso da quello su cui lavori”
“je ne comprede pas”dissi stupita
“hai mai recitato?”disse”vorrei che tu diventassi attrice, protagonista delle mie commedie...”
Non ci pensai molto, le sue parole m avevano completamente convinto, inspiegabilmente; il mio lavoro non mi dispiaceva, facevo ciò che fanno tutti, solo che ero pagata per farlo e non è poco...
Non esitai e andai con lui, lo seguii...
Mi inserì nella sua vita e io, come una giovane amante, gli stavo dietro, come se fosse stato l’amore della mia vita, ma non lo era, delusa dall’amore, non credevo che c si potesse innamorare di qualcuno, mi ricredetti; forse un po’ ne ero innamorata o solo affascinata dalla sua persona. Era gentile, cordiale, entusiasta della vita, pieno di sé, romantico, intelligente, e il suo nome: Aiace, così intrigante,
Mi fece conoscere persone importanti dell’alta società, ma anche famosi attori e sceneggiatori, artisti, musicisti, poeti, mi sentivo un’altra persona con lui, ero finalmente qualcuno, non una delle tante puttane di Parigi, ero molto fortunata.
Cercò di aiutarmi ad entrare nella sua vita e nel suo ambiente di lavoro: m’insegnò l’italiano, come recitare, mi trasmise tutte le sue passioni. Passavo molto tempo con lui mentre scriveva i suoi testi, lo aiutavo e mi sentivo protagonista dei suoi racconti: erano fantastici, pieni di filosofia, fantasia, humour, arte, ma anche di quotidianità amore e odio, paura.
Gli unici momenti in cui riuscivo a vederlo era di notte, non capivo il motivo, ma in fondo non m’interessava. Ogni minuto con lui era intenso, parlavamo per ore ed ore, provavamo le sue scene, ridevamo, scherzavamo, sosteneva che ero un essere perfetto e voleva che diventassi migliore di qualunque persona al mondo. Perfetta per i suoi copioni, ero sempre la protagonista ed in fondo ero anche più protagonista della mia vita, ero molto più sicura di me, non c’erano più degli squallidi clienti che mettevano le mance nel reggiseno, c’era solo l’arte...arte…
La sua passione divenne anche mia e tentai un esperimento, incominciai a scrivere un copione autobiografico, delineai i punti fondamentali della mia vita ma smisi subito: non potevo confrontarmi alla sua bravura e rinunciai alla carriera di scrittrice, ma ancora a volte rileggo i miei appunti, forse per riderci sopra, o forse per ricordare quello che ero e non sarò mai più.

4 luglio 1804, orfanotrofio di Reims
Suor Françoise aprì il portone d’entrata all’orfanotrofio e si stupì, vide una culla, c’era una bambina che dormiva, capelli rossi, occhi castani e labbra sottili, una bellissima bambina, c’era una lettera vicino al suo volto:

Lascio a voi mia figlia, curatela bene, è una bellissima bambina, purtroppo non ho le possibilità economiche per tenerla con me, anche se mi piacerebbe molto.
Mi fido di voi, grazie mille..

Luise Dubois

1 commento:

Manq ha detto...

I am the walking dead heartbreaker, my apologies,
I'm happy you'll never understand what
It's like to be trapped under six feet of solid glass,
I can see out, but no one gets in
Screaming at this prison, I've locked myself into,
I'm sorry that I'm still breathing and that I'll
Kill again. But the loneliness is too much for me to handle.
But the taste for fresh blood, pushes me on.
The strength of not forgiving
I told myself the constant pain would ease the tension burning inside
But the nights were cold and the days dragged to weeks,
I will die here alone I will die
The fear of romance
The pain of living
The joy of sorrow
The strength of not forgiving
God help me, I'm so tired,
But in my dreams the wolves eat out my soul
God help me, I'm so frightened,
But in my dreams wolves tear out my heart
I used to be golden, a saint in a time of sorrow,
But then the turning came and I kissed
The sun goodbye, don't you get it,
It's always darker in my eyes, the screams of my brothers
Egging me on