6.11.06

...Background..2

Entrai a far parte di quel convento, suor Françoise decise di darmi il nome di mia madre e fui la “sovversiva”Luise Dubois...
Sovversiva esattamente, perché dal momento in cui entrai nell’orfanotrofio le suore dovettero lavorare continuamente per cercare di farmi calmare, ero una bambina vivace, intelligente, furba, continuavo a fare scherzi alle attente suore.
Fino all’età di 11 anni passai così la mia vita, tra uno scherzo e un castigo, poi incominciai a crescere e ad odiare quel luogo. A scuola cominciavamo a studiare la letteratura, mi interessai di poesi, amavo le poesie, ma potevo leggerle solo di nascosto nella biblioteca, perdevo così, pian piano, la mia libertà.
Odiavo tutti quegli impedimenti, così cominciai ad andare sempre meno a scuola, fingevo di stare male, o comunque non ascoltavo mai le lezioni, raramente quelle di lingue che preferivo, ma non imparai mai molto.
Nel 1819, avevo 15 anni cominciai ad uscire dal convento da sola, di nascosto, e conobbi Delphin, una ragazza di vent’anni; divenne la mia migliore amica, le raccontai dell’orfanotrofio, della mia voglia di libertà, lei mi volle aiutare, decidemmo di andarcene, di scappare da quella piccola cittadina e di raggiungere la grande capitale: Parigi. Non ci ero mai stata non sapevo bene come fosse vivere lì e quindi incominciai a sognare: c’erano vestiti sfarzosi, gioielli costosi, feste in maschera…ma il sogno finì presto…
Una notte presi le mie cose e scappai, lasciai quel maledetto luogo, ma quando spalancai il grande portone Delphin, che sarebbe dovuta essere lì con me e venire a Parigi, non c’era, solo un bigliettino:

Scusami Luise, sono tornata a casa dai miei genitori, sai mi hanno trovato un marito e forse lo sposerò domani, non posso accompagnarti nel tuo viaggio verso la libertà mi dispiace, ma se vuoi qualche volta potrai venirmi a trovare...Tanti auguri
Delphin

Ero arrabbiatissima, tutto quello in cui avevo sognato svanì, ma decisi di andare lo stesso alla volta della Grande Città.
Camminai per tutta la notte e il giorno successivo, solo 24 ore dopo raggiunsi Parigi, ero stanca cosicché mi sedetti un attimo su un marciapiede e mi addormentai, il mattino successivo all’alba mi svegliai, attorno a me non c’erano altro che barboni. Avevo fame, ma non avevo soldi, entrai comunque in una locanda, andai al bancone e chiesi se mi potevano offrire qualcosa siccome ero arrivata fin lì da Reims, non vollero, insistetti, ma non ci fu nulla da fare, uscii dal locale quando un signore mi fermo: ”Ti va di guadagnare qualche spicciolo ragazzina?”Si mise a ridere, una risata tra l’isterico e il compiaciuto, mi accompagnò a casa sua, mi fece mangiare, lavare...incominciò il mio incubo.
Mi accarezzava lentamente ma con nervosismo, ebbi un po’ di paura, ero inerme, mi baciò i capelli, poi il collo, la fronte e ....le sue calde labbra sfiorarono le mie...mi baciò...Incominciò a sfilarmi la maglia e poi tutto il resto...feci l’amore per la prima volta con un quarantenne nervoso e arrapato, io non sapevo cosa fare avevo paura e mi facevo fare, mi trattò bene, ma quell’esperienza mi cambiò completamente la vita. Prima di congedarmi mi diede un bel po’ di soldi e mi disse che se volevo potevo in qualsiasi momento tornare da lui...rise…scappai...
Mentre correvo le lacrime scendevano sul mio volto, ma, purtroppo, non finì qui.
Passai giorni con i soldi dello sconosciuto, vivendo in strada e mangiando qua e là, girai Parigi in lungo e in largo finché mi trovai davanti ad un edificio: Les Moulins Rouge, moltissime ragazze si dirigevano verso quel luogo, ragazze molto simili a me, ne fermai una, disse, con tono disperato, che cercava lavoro e che quello era l’unico posto in cui poteva trovarlo, capii che forse i miei sogni di reginetta di Parigi in effetti erano poco attuabili, aprii gli occhi ed entrai nel locale. Non so come, non so perché mi presero subito nel loro “cast”per un periodo di prova e per veder se potevo piacere, non sapevo assolutamente cosa avrei dovuto fare, ma piacqui...
Passai due anni dentro quel luogo ballando e trascorrendo ore con clienti diversi, divenni un personaggio cult all’interno dello “spettacolo”, ormai i clienti mi conoscevano bene e mi salutavano tutti cordialmente...
A 17anni arrivò Aiace...

La storia finiva qui, più nulla, avevo interrotto il racconto proprio quando la mia vita stava entrando in una dimensione fantastica, stavo diventando la principessina di Parigi che tanto avevo sognato! Divenni Semiramide, la lussuriosa dell’inferno dantesco, della rosa di ferro, il cognome d’Aiace.
Passai quasi un anno con Aiace, incominciai a chiedergli della sua vita, non era molto contento delle mie domande e cercava sempre di sviare l’argomento ad altro, la mia curiosità prevalse.
Incominciai a osservarlo, volevo scoprire cosa facesse, intercettavo ogni minimo gesto, ogni cosa: non mangiava mai con me beveva sempre qualcosa che sembrava vino, ma che non voleva assaggiassi, lo diceva in tono isterico; di giorno dormiva racchiuso nel buio della sua stanza e non si faceva mai vedere, spariva per qualche minuto e poi ricompariva più vivo che mai....
Non capivo…
“Aiace!”dissi minacciosa
“Mon Amour?”rispose
non l’avrei mai fatto, c’era qualcosa che me lo impediva, ma dissi: “me ne vado non so chi sei, ho paura di ciò che potresti essere e che non mi vuoi dire, o mi fai entrare completamente nella tua vita o torno da dove sono venuta”,
“Mon Amour”disse dolcemente, mi abbracciò e conobbi tutto ciò che era e sarà...per sempre...

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